Inauguro questo ritorno trionfale con il resoconto della mia ultima trasferta di lavoro. Pinerolo (TO) per un giorno e mezzo fantozziano. Si perché il genio che scrive qui ha ben pensato che non aveva voglia di guidare fin là, e si è abbandonato tra le braccia di Trenitalia come farebbe uno stercorario sulla propria pallina di cacca.
Programma di viaggio calcolato al volo da cassiera sorridente (cazzo ridi che ti odiano tuttiiiiiiiii?!?!?! Il magrebino che era in coda davanti a me ti ha appena maledetto in 3 lingue! Tuo figlio verrà sicuramente bocciato in 2^ elementare e domani pomeriggio guardando Beautiful scoprirai che Ridge si è dichiarato gay e ha organizzato una mucchia con il fratello e il padre, giusto per chiudere il cerchio…) che prevedeva 8 treni in 2 giorni, con coincidenze più o meno definite, avrebbe dovuto allertarmi tipo un anziano che sente che la colonscopia “sta iniziando”…
Sta di fatto che il mio capo mi aveva prenotato il prenotabile, quindi ingenuamente ero convinto che sarebbe bastato appoggiare il mio culo sul posto riservato e mi sarei ritrovato a destinazione con qualche ora di sonno retribuita in più.
A dire il vero il primo tratto, Ferrara-Bologna non è andato male. Il passeggero seduto di fronte a me ha addirittura – gentilissimo – smesso di pulirsi le scarpe sul mio sedile quando ha capito che mi volevo sedere, che culo! Solo il suo sguardo colpevole-divertito mi ha fatto sospettare che avesse appena smesso di passarsi il tempo lanciando caccole sul mio schienale immaginandosi Robin Hood mentre riempie di frecce un bersaglio lontanissimo…
A bologna salgo sul Frecciarossa diretto a Milano. Per chi non lo sapesse il Frecciarossa è la versione moderna del velocissimo Faccettanera degli anni ’20, locomotiva che portava gli emigranti italiani a trovare fortuna in Etiopia dopo la conquista... Pare anzi che la funzionalità dei cessi a bordo sia rimasta invariata da allora! Ma torniamo al mio Frecciarossa.
Ho un posto in prima classe – sticazzi!! - sono seduto di fronte a 2 managerssss che non tolgono gli occhi dal monitor nemmeno quando gli sfilo la Gazzetta da sotto il portatile come un prestigiatore toglierebbe una tovaglia da una tavola apparecchiata. Nel frattempo arriva il carrellino con le vivande, offerte dalla società ai passeggeri di 1^, e osservo rapito questi elegantoni che chiudono le telefonate con le rispettive segretarie (telefonate in cui hanno dettato lettere da scrivere e spedire CON MASSIMA URGENZA, convinti che il Blackberry e il portatile di grido glieli abbiano dati per giocare a solitario…) e si ingozzano di salatini e patatine masticando rumorosamente a bocca aperta… Vengo contagiato da questo clima gioviale e informale e decido di unirmi al gruppo emettendo un sonoro rutto che viene accolto da standing ovation dell’intero vagone 2. Ormai sono membro della compa, e quando gli altri raga si rimettono a consultare l’andamento in borsa dei loro titoli (tutti Arial, centrati e in grassetto, sono pezzi grossi loro…) io mi rilasso sulla poltrona, ammicco alla hostess - che viene immediatamente colta da orgasmo violento e corre a cambiarsi l’intimo – e chiedo alla sua collega, non senza una certa arroganza: champagne, un cohiba, il wall street journal, una grattatina dietro alla scapola che mi prude, tappi per le orecchie, un paraocchi, un paraculo, un pediluvio, un massaggio shatzu e il suo numero di telefono. Lei mi risponde che l’energumeno là in fondo, quello che io avevo scambiato per la carrozza n.3, è il suo fidanzato, e quindi io un po’ deluso le dico che pensandoci bene, vorrei solo un bicchiere si succo d’arancia, senza fretta e per favore….
A Milano cambio treno, sempre Frecciarossa, sempre prima classe. Ormai mi sto abituando troppo bene. Peccato che il mio posto sia sulla carrozza 2 e io sia salito sulla 11. I 15 minuti successivi sono una sequenza di PIMM – “scusi!” – PAMM – “pardòn!” – STRAAAC – “ahiaaa!” – “mi scusi” – “si figuri”, che alla fine mi permettono di accomodarmi più o meno all’altezza di Piacenza, dopo 150 km dalla partenza. Finalmente seduto, osservo il biglietto e noto la scritta
CON QUESTO VIAGGIO HAI RISPARMIATO 68Kg DI EMISSIONI DI CO2
che mi suggestiona non poco, e mi fa realizzare che anche io dovrei in effetti emettere un po’ di CO2… Peccato che il bagno della mia carrozza di prima classe del freccia rossa sia fuori uso, e così pure quello della carrozza 3 e 4. Insomma, per farla breve, PIMM – “scusi!” – PAMM – “pardòn!” – STRAAAC – “ahiaaa!” – “mi scusi” – “si figuri”, rifaccio tutto il treno e accedo alla toilette, per poi ripetere un interminabile PIMM – PAMM – STRAAAC fino al mio sedile. Una specie di Odissea di merda, nel vero senso della parola, alla fine della quale vengo colto da allucinazioni e vedo la hostess del treno precedente che tesse una tela fumando un cohiba e bevendosi il mio champagne. Interrompo subito il mio sguardo truce quando mi rendo conto che il suo fidanzato mi sta puntando come un puma che nella savana vede uno gnu zoppo all’ora di cena.
Il ritorno non è molto più fortunato, anzi. Già sul regionale che deve portarmi a Torino intuisco che la luna (nera) è nel segno di Marte, mentre Plutone sta sodomizzando Giove, insomma un sacco di sfiga per me. Durante tutto il tragitto il capotreno, a cui mi ero rivolto per avere delucidazioni su una coincidenza che non mi tornava, passa tutto il tempo scuotendo la testa e ripetendo a bassa voce “non ce la farai mai” ogni volta che mi passa vicino. Su sua indicazione scendo dal treno lanciandomi dal finestrino (dopo aver verificato che non ci fossero nostalgici che schiaffeggiavano i passeggeri tipo Amici Miei), sorpasso a destra sulle scale mobili, salgo al volo sulla metro, risalgo le scale mobili, attraverso i binari con una liana, sparo a due indiani apache che stavano assaltando il pendolino per Milano, tiro un pugno al capotreno facendogli ingoiare il fischietto con il quale mi voleva lasciare a piedi e salgo finalmente sul 954 per BO.
Sfinito – ma soddisfatto grazie ai complimenti ricevuti da Harrison Ford per il modo in cui ho preso la coincidenza – mi addormento. Al mio risveglio mi guardo un po’ intorno assonnato, e proprio mentre credo di avere trovato nel naso quella pepita che mi tormenta da giorni noto che nel sedile dietro al mio c’è la Finocchiaro (sì, quella Finocchiaro) che mi osserva nel riflesso del finestrino scuotendo la testa. Registro nell’agenda la figura di merda #4682 e aspetto con ansia l’arrivo del carrellino, che mi rifornisce di un sacchettino di coni di mais, di cui io sono notoriamente ghiotto. Bene, il viaggio ha preso una piega positiva, e arrivo a Bologna. Ma qui appena rivolgo il muso verso il tabellone scopro che probabilmente passerò la notte in stazione, perchè i minuti di ritardo previsti per l’intercity 654 per Venezia SL si stavano accumulando come regali sotto l’albero di natale. 20… 25… 30… 35. E per di più fino a un minuto dalla partenza effettiva non si sapeva da dove sarebbe partito sto treno. Sembrava di giocare a bandiera: tutti pronti a correre, carichi di bagagli. La voce dell’altoparlante aumenta la suspance: Treno in partenza dal binariooooooooooooooooo........................ SETTE!! Scatto sulla fascia di Massarenti, dribling di 2 tossici, calcio volante dato con disprezzo alla macchinetta delle merendine che il giorno prima mi aveva inculato 1 euro, presa di posizione sul vagone numero 1. Nel posto 51, perché il MIO 56 era occupato abusivamente da una coppia barese che proprio non poteva fare a meno di limonare davanti ai miei occhi stanchi.
Una volta a casa, mentre sfrutto tutta l’acqua calda del quartiere per togliermi l’orribile odore di treno che ho addosso, ricordo le parole di Marino della Rueda prima della mia partenza: “ma Pinerolo non è il paese della zia di Fantozzi?!”.
Ah, ecco!!!
NOTA: Il contenuto di questo post è autentico, fatta eccezione per il rutto, la scaccolata di fronte al VIP e ai due apache morti...


